Seminari della S.I.P.A.P. del Lazio anno 2004 -2005
Giorno 9 Maggio 2005 dalle ore 17 alle ore 19
Presso CNR Piazzale Aldo Moro 7
Roma
“La psicologia prenatale.
La vita intrauterina ed il mito d’Ulisse”
La psicologia prenatale che è nata solo di recente puo’ dare molte informazioni per fare in modo che gli imprinting emozionali che il bambino vive dentro l’utero della madre e al momento della nascita siano i migliori possibili e per evitare inutili violenze che possono portare a tragici errori. Nel mondo nascono 10.000 bambini ogni ora. Ogni anno 180 milioni di genitori aspettano un figlio. Molti desiderano l’arrivo di questo evento, molti altri no. Il bambino puo’ sentirsi ben accettato o rifiutato. Il momento della nascita puo’ essere sereno e accogliente o violento e terrificante. L’atteggiamento emotivo d’attesa o di rifiuto puo’ influire profondamente sulla vita emotiva del nascituro. I genitori in attesa e le persone che curano i bambini devono imparare ad apprezzarli e a farli sentire amati e desiderati sin dal concepimento. La maggior parte di noi è stata istruita invece da insegnanti che pensavano che i bambini fossero privi di capacità mentali. Per molti secoli i bambini sono stati considerati corpi animati privi di una soggettivita’, invece la moderna ricerca ha messo in evidenza che fin dalla gestazione il bambino è in grado di vedere, udire, fare esperienze. Le reazioni all’esame invasivo fetale dell’amniocentesi che si pratica verso la 16a - 17a S.d.g. attraverso il prelievo con un ago di 10-12 cc di liquido amniotico, sono evidenti. Spesso si manifestano nel nascituro con un’accellerazione del battito cardiaco oltre che con il ” blocco respiratorio”. I bambini prima e dopo la nascita sono esseri pienamente coscienti , percepiscono le sensazioni fisiche ed emozionali dei genitori, oltre a quelle proprie. Per Thomas Verny (1) un bambino che vive forti stress prenatali vive una situazione di rischio che puo’ sfociare in una patologia comportamentale che va dall’iperattivita’ all’autismo.
Una situazione di stress o superlavoro durante la gravidanza costituisce un grave rischio di parto anticipato e di nascita prematura. Helmut Niederhofer ha dimostrato, in una sua ricerca nel 1994 su un campione di 247 donne, che lo stress materno prenatale influenza i fattori temperamentali e il rendimento scolastico. Tutto cio’ ci deve convincere a fare cambiare gli atteggiamenti dei genitori e degli operatori durante la gravidanza e la nascita. Si deve osservare pero’ che se è vero che è diminuita la mortalita’ alla nascita, negli ultimi 25 anni i tagli cesarei sono passati nel nostro paese dal 11,2 % nel 1980 al 32% nel 2000 (dati ISTAT) superando la soglia del 10 – 15 % raccomandato dall’OMS. Il parto è diventato sempre piu’ ospedalizzato e la coppia genitoriale rimane sempre piu’ sola a gestire un evento cosi’ importante.
Inoltre c’e’ da osservare l’aumento preoccupante d’esami clinici invasivi e non si tiene sufficientemente conto dei possibili risvolti sul piano emotivo.
L’antropologia culturale ci ha insegnato quali sono i collegamenti tra il sistema educativo e la violenza nella societa’. In un interessante saggio Margaret Mead analizzando sette popolazioni primitive ha messo in evidenza i collegamenti tra i sistemi educativi e la violenza presente nelle sette societa’.
Ad esempio i Mundugumor venivano allevati da piccoli con poche cure. Le madri trattavano i piccoli con rudezza, i bambini erano avvolti con panni ruvidi e l’atteggiamento generale risultava poco amorevole. I Mundugumor erano una popolazione bellicosa, i maschi molto competitivi e c’era molta violenza all’interno dei rapporti tra le persone. Al contrario i Samoa venivano allevati da piccoli con molte cure e circolava molta affettività tra i figli ed i genitori. La sessualita’ all’interno dei Samoa veniva vissuta con molta giocosita’ e la popolazione risultava pacifica.
Da queste ed altre considerazioni la Mead giunse alla conclusione che l’atteggiamento generale degli adulti nei confronti dei piccoli influenza profondamente lo sviluppo dei bambini ed influisce sulla quantita’ di violenza che risulta presente nella vita adulta.
Alcune violenze sono comunque presenti nel processo della crescita.
Gia’ Rank discepolo di Freud nel suo libro “ Il trauma della nascita” mise in evidenza quanto era grande l’influenza di questo evento nella vita dell’adulto e dopo di lui tanti altri ricercatori hanno sviluppato questo tema.
Negli anni cinquanta lo psicoanalista inglese Francis Mott ha interpretato i sogni basandosi sulle esperienze della nascita e della vita prenatale.
Poiche’ i neonati non hanno una proprieta’ di linguaggio, non possono esprimere con le parole l’esperienza della gravidanza e della nascita, noi uomini, nel corso della civilta’ abbiamo sviluppato simboli, immagini, miti, per rappresentare il mondo della vita intrauterina e della nascita.
Un altro studioso sulla materia è lo storico delle religioni Hugo Stricker. Da molti anni egli dedica la sua attenzione ai miti egizi mettendoli in collegamento con la vita prenatale. Per Stricker Ra, il dio del sole, rappresenta simbolicamente il feto dentro il grembo della madre. Secondo la mitologia Ra ogni sera viene inghiottito dalla dea del cielo Nut, durante la notte vaga nel suo corpo per poi rinascere al mattino attraverso gli organi sessuali di lei.
Prima d’emergere dal corpo materno Ra deve ingaggiare una lotta con il serpente Apofis ed ucciderlo decapitandolo. Per Stricker la decapitazione di Apofis rappresenta il taglio del cordone ombelicale.
Interessante è inoltre il lavoro dello psicoanalista tedesco Ludwig Janus. Da anni Janus si occupa della vita psichica del feto collegandola a molti fenomeni culturali, dai riti dello sciamanesimo sino ai cerimoniali iniziatici delle culture locali.
Da Basilea abbiamo invece il contributo di Franz Renggli che si occupa anche di psicoterapia neonatale. Renggli interpreta i miti sumerici e babilonesi come un racconto simbolico dell’esperienze e dell’emozioni della vita prenatale e neonatale.
Per Renggli i miti possono essere studiati da diverse angolature, storico-critiche, letterarie ma anche dalla prospettiva della psicologia del profondo e quindi i miti come rappresentazione delle ferite delle paure e reazioni di panico a conflitti remoti.
Una rappresentazione in immagini dei traumi antichi. Si puo’ quindi affermare che i sogni sono i miti privati di una persona mentre i miti sono i grandi sogni di un popolo.
In Italia possiamo citare Gino Soldera fondatore dell 'Anpep che da anni lavora in questo settore, Massimo Fagioli con il concetto dell’”inconscio mare calmo” ed Antonio Mercurio fondatore e presidente della Sophia University of Rome, che collega il mito di Ulisse alla vita intrauterina.
Secondo Mercurio l’Iliade puo’ essere letta come una raffigurazione simbolica di quello che accadde al momento della fecondazione di un ovulo da parte degli spermatozoi mentre l’Odissea puo’ essere interpretata come una raffigurazione simbolica di quello che accade dal momento della fecondazione al momento della nascita, cioè di quello che accade nell’utero materno a un embrione che deve diventare un bambino capace di nascere.
Nel filmato “ Il miracolo della vita” si vedono milioni di spermatozoi che entrano nel canale vaginale; molti vengono sterminati solo pochi riescono a raggiungere l’ovulo a furie di spinte lo fanno girare finchè uno solo riesce a trovare il varco e a fecondarlo.
Anche l’armata dei greci viene decimata dalla lunga guerra e se Ulisse non avesse trovato lo stratagemma del cavallo i greci non sarebbero potuti entrare in Troia ed espugnarla.
Dentro il cavallo c’e’ Ulisse con 23 guerrieri , dentro la testa dello spermatozoo ci sono 23 cromosomi che danno inizio al processo della cariocinesi che è un processo che trasforma radicalmente l’ovulo come un grande incendio.
Il viaggio di ritorno di Ulisse verso Itaca si svolge nel Mediterraneo, lo sviluppo del feto nell’acqua. Ulisse partira’ da Troia con molti compagni ma li perdera’ tutti ed arriverà da solo. I primi compagni li perderà nella battaglia con i Cìconi, poi con i Lestrìgoni, altri li perderà nello stretto tra Scilla e Cariddi e gli ultimi prima di essere sbattuto sulle scogliere di Ogigia.
L’ovulo fecondato perde gradualmente una grande quantità di cellule gia’ nell’attraversare la tuba. Poi deve affrontare pericoli mortali e cercare di salvare se stesso. Il feto si sviluppa continuamente e perde continuamente una forma per prenderne un’altra in mezzo a rischi continui. Poi il feto deve perdere la placenta ed infine la perdita dell’utero e’ un passaggio estremamente doloroso.
Calipso trattiene Ulisse 7 anni promettendogli l’immortalita’ e Circe usa tutti gli inganni e le sue capacità seduttive per trattenere Ulisse a se’. Calipso e Circe rappresentano due simboli potenti dell’attrazione che il mondo intrauterino e la madre primordiale esercitano sul nascituro.
Lo psicoanalista Fairbairn descrive nei suoi libri l’impatto con la madre seducente e frustrante. L’analista junghiano Neumann descrive le conseguenze della madre divorante.
Nell’Odissea troviamo sia la madre seducente che la madre divorante.
La madre seducente sono Calipso e Circe.
La madre divorante sono le Sirene e Polifemo.
Ma anche Nettuno è la madre divorante perché essendo il padre di Polifemo cercherà in tutti i modi possibili di vendicarsi.
Se questa è la raffigurazione poetica della vita intrauterina allora possiamo immaginare che accanto a momenti paradisiaci quali quelli passati con Calipso, Circe e Nausica ci siano anche altri meno affascinanti, anzi terrificanti.
I Proci infine possono rappresentare la placenta amica che nutre il feto per nove mesi ma che diventa nemica e che rischia di avvelenare madre e figlio; ciò che prima e prezioso poi deve essere eliminato con prontezza.
La prova che Ulisse deve affrontare con il tiro con l’arco, rappresenta simbolicamente la nascita. La freccia lanciata dal vincitore dovra’ essere in grado di passare attraverso sette anelli disposti uno dietro l’altro ed Ulisse riuscira’ nella prova.
Cosa rappresentano allora Atena, Mercurio e Zeus ?
Atena rappresenta la saggezza di Ulisse, il suo Se’ personale.
Mercurio rappresenta la Vis curativa e creativa mentre Zeus rappresenta la volonta’ cosmica, la volonta’ della Vita.
Da quanto detto possiamo percio’ affermare che la vita intrauterina è stata sia paradisiaca che infernale e questo imprinting emozionale influenza la vita di relazione dell’adulto sia nel suo rapporto nel mondo del lavoro che nel rapporto di coppia.
Molti ricercatori da anni all’interno della S.U.R. stanno lavorando sulle connessioni tra la vita intrauterina e la vita di coppia e questo sia nell’ambito della ricerca teorica che nella prassi terapeutica. Per concludere vorrei riportare alcuni pezzi di relazioni portate ad Ascoli Piceno ad un Congresso Internazionale sul tema “ La coppia nel terzo millennio. Penelope : La trasformazione della vendetta”.
Concepimento
Da dove vengo?
La vita mi chiama ….
La dolcezza dei loro baci
Spazzata da venti di guerra.
C’e’ strazio
C’e’ anelito di vita:
piccola pianta dovrai attecchire
Da dove vengo?
Il seme di mio padre
Travolge il suo dolore,
lei serra gli occhi ed il cuore
e accoglie la mia vita.
Da dove vengo?
Gestazione
Ci sono.
Piccolo embrione
La morte ha permesso la vita
Ci sono
La terra e’ fertile
ricca di humus,
mi nutro mi disseto.
C’e’ silenzio
C’e’ attesa …
Ci sono
- mi ami?
- di cosa parli?
- Di amore
- Terra acqua fuoco aria ….
Non so dire altro.
Tu sarai l’acqua che disseterà il mio corpo dolente …
Non morirò
Gocce dolenti mi invadono.
Ricordi di tenere labbra
Sul suo seno.
Gocce dolenti mi invadono.
La morte la vita …
Il mio corpo cresce
L’anima assorbe
Metabolizza l’orrore
Chiede dolcezze
Gocce dolenti mi invadono.
- Mamma sono qui
- Ti nutro, ti desidero
la vita ci unirà ….
C’e’ energia in me.
Emozioni incrociano le nostre dita,
si uniscono
si confondono …
C’e’ energia in me.
La favilla di mio padre
E’ splendente,
s’infuoca
s’infiamma al rifiuto
invade la mia anima …
C’e’ energia in me.
Stringo i pugni
Chino la testa
Il cuore scoppia.
C’e’ energia in me.
Ascolto il suo silenzio
Pietra preziosa
Carica di vita
Sto crescendo,
mi trasformo
il mio corpo e’ bello
il cuore guarda
desidera
gioisce
Terra acqua fuoco aria.
punta lo sguardo oltre il ventre.
Terra acqua fuoco aria.
- Sono femmina?
- Sei viva.
Serro le porte
Indurisco i muscoli
Dipingo di rosso la mia anima:
rabbia, odio, vendetta, amore
emozioni possenti attendono …
Il cuore le nasconde
La mente pronuncia le sue parole:
-Terra acqua fuoco aria,
Il cuore palpita ….
Nascita
Mio padre guarda il cielo,
il desiderio gli apre il cuore
- Sarà donna,
sarà bruna…
Profumi antichi
Attraversano la casa,
le donne accorrono.
Spinte possenti invadono il mio corpo,
mani esperte mi toccano …
Respiro.
Terra acqua fuoco aria ….
Il cuore ritma il tempo
E nasconde il suo segreto.
(Maria Grazia Nucci)
Mia madre pianse e si disperò a lungo quando si accorse di essere incinta, fece capricci e ripicche, mise in atto innumerevoli vendette. In questo modo io, piccolo feto, registravo il mio primo impatto con la vita, quel desiderio paterno e quel rifiuto materno duro e deciso che mi davano e, nello stesso tempo mi negavano, il diritto alla vita, facendomi sentire in colpa per il solo fatto di esistere.
Poi, mia madre si è chiusa nel suo dolore per quella che ha vissuto come una sopraffazione rifiutandosi di comunicare con me e, si è comportata così, per quasi tutta la vita. Orgoglio e ostinazione, ripicche e rifiuti, silenzi senza spiegazioni, per mio padre e per me. Da bambina pensavo sempre di essere io la causa del suo malessere e, anche questa sensazione di colpa, io la porto registrata profondamente dentro di me.
Se il primo periodo di gravidanza è stato caratterizzato dal rifiuto e dal desiderio di abortire, successivamente c’è stato solo un ostinato mutismo pieno di rancore e di pretese, un non rapporto.
Infatti non ci sono parole, ma solo nebbia nello strato più profondo della mia mente, solo paura per quei silenzi.
Mi sentivo colpevole di esistere, fuori posto, come se avessi rubato la vita, sapevo che mi madre non mi voleva lì e sentivo anche che, nonostante tutto, volevo vivere. Intanto il mio Io fetale si difendeva e reagiva attaccandosi con forza alla vita.
Dalle reazioni che ho scoperto dentro di me e che ho vissuto durante il lavoro analitico, posso ipotizzare che mi sono rintanata in un angolino ed ho cercato di dar meno noia possibile,di non essere di peso,non essere vista; cercavo disperatamente di sopravvivere, cercavo mia madre e non osavo neanche farmi sentire.
Dentro l’utero ho sentito il rifiuto, la rabbia di mia madre e il suo silenzio, avevo paura di essere uccisa, ma successivamente ho percepito anche la sua accettazione condizionata, la sua e la mia solitudine di donna, la disperazione di un femminile ferito per generazioni.
(Anna Agresti)
Bibliografia:
dott. Mimmo Carbone
Psicologo – Psicoterapeuta
Direttore Dipartimento di Pedagogia Sophianalitica e Sophiartistica S.U.R. Roma

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