Dedico questa mia relazione
a mio padre Salvatore
a tutti i padri che ho conosciuto
al mio padre spirituale e maestro Antonio Mercurio
e a me stesso come padre
Il ruolo e la funzione del padre nella societa’ moderna sta cambiando rapidamente subendo radicali trasformazioni.
Per certi aspetti sembrerebbe che il padre sia scomparso. Il padre nel tempo ha incarnato la funzione di protezione, sicurezza, educazione, sviluppo. Se osserviamo nello scorrere degli anni quale sia stata il suo ruolo possiamo vedere che gia’ nell’antica Grecia molte funzioni paterne erano state trasferite su altre figure, quali pedagoghi e filosofi. La figura del padre nel processo educativo veniva sostituita da altre figure maschili, il maestro sostituiva il padre nella trasmissione del sapere. Nel medioevo questa funzione educativa continua ad essere svolta da figure maschili, ma comincia ad essere presente la figura femminile. Oggi nella scuola italiana gli insegnanti maschi sono una specie in estinzione. In Italia gli insegnanti donne sono il 94% nelle scuole elementari, il 62,7% nelle scuole medie ed il 48,9% nelle superiori ed in prospettiva la femminilizzazione è destinata a crescere rapidamente.
Il padre si allontana dal processo educativo e formativo, ma anche dalla trasmissione di conoscenze professionali e di vita.
Il processo di allontanamento dei padri dai figli porta a coniare la definizione che siamo una “società senza padri” (1) e questa distanza aumenta ancora di piu’ con la societa’ industriale la dove non c’è piu’ la trasmissione di conoscenze e di sapere come nella società contadina. Questa situazione è molto grave se si pensa quanto sia importante il processo dell’identificazione nel processo di crescita del bambino e quanto sia fondamentale per la figlia incontrare e conoscere una presenza maschile rassicurante per costruire dentro di se’ modelli maschili positivi.
Il consumismo trasforma inoltre padri e figli in esseri diventati audience o merce. C’e’ un aumento di bambini simbiotici e parassiti che vogliono “tutto e subito”, o individui apparentemente indipendenti che non sviluppano alcun progetto e che sono eternamente adolescenti. Per la psiche del figlio, la perdita di valore del padre ha un effetto devastante sulla sua sicurezza interiore. I figli restano per sempre adolescenti. In questa societa’ orizzontale gli adulti regrediscono all’adolescenza e gli adolescenti si rifiutano di diventare adulti (2). L’assenza della dimensione verticale incarnata dal padre, determina la riduzione del limite, della prova iniziatica di crescita e incoraggia comportamenti infantili. L’assenza dell’autorevolezza del padre produce l’aumento dell’aggressivita’ e la rivalità tra fratelli determina una maggiore conflittualità.
Nell’epoca moderna inoltre muta l’atteggiamento dell’uomo nei confronti del sacro e della religione. Per Nietzche “ Dio è morto”, per Freud le religioni sono un’illusione, per l’uomo moderno l’immagine del Dio-Padre che proviene dalla tradizione giudaica-cristiana è molto ridotta o totalmente assente.. In questa situazione disastrosa emerge però un bisogno di spiritualità e di recupero della figura paterna. Il limite, perso in altri territori, viene cercato negli sport estremi o nelle discipline marziali . Inotre i padri sono molto piu’ presenti dal punto di vista affettivo. Negli ospedali la presenza del padre in sala parto non è impedita, o un’eccezione, ma sta diventando una regola. Inoltre anche da un punto di vista legislativo i diritti dei padri sono piu’ ascoltati e recentemente una modifica avvenuta sull’affidamento congiunto sta facendo mutare la sensibilità e la coscienza collettiva su questa tematica.
Esistono inoltre molte associazioni di padri che cercano di far modificare la cultura complessiva su questo tema.
C’è la necessità di cercare il ritorno del padre, con una volonta’ d'incontro, di pacificazione e non in modo violento cosi’ come accade nel film “ Il ritorno “ d A. Zvyaginstev, Leone d’oro a Venezia.
Il padre è fondamentale nel processo di crescita del figlio.
E’ il primo Tu che l’Io incontra al di fuori della simbiosi madre-figlio. Il padre rappresenta un centro di gravita’ che aiuta il figlio a staccarsi dalla madre. Il figlio potrà cosi’ affrontare il vuoto del distacco sapendo che qualcuno l’attende. Potra’ cosi’ cercare di realizzare le potenzialità che sono presenti dentro di lui e scoprire e sviluppare i suoi talenti.
I sentimenti che il figlio prova nei confronti del padre sono pero’ molto articolati.
Con il complesso d’Edipo Freud ipotizza il desiderio inconscio del figlio di sposare la madre e d’uccidere il padre. Per il suo sviluppo affettivo e sessuale il bambino dovra’ risolvere il conflitto che nasce da questo bisogno. La figlia analogamente desidera inconsciamente sposare il padre ed eliminare la madre e quindi anche lei dovra’ risolvere i legami e le ambivalenze che sono presenti dentro di lei.
Ma la domanda che ci poniamo è la seguente in che modo cambia questo conflitto in relazione alla posizione ed all’atteggiamento psicologico del padre?
Un padre puo’ essere molto debole o assente, oppure possessivo o troppo indulgente o troppo rigido. Sono tutte situazioni in cui il padre non si rende disponibile ad un incontro profondo con il Se’ del figlio.
Ed inoltre in che modo la madre rende possibile questo incontro?
Sara’ una madre donativa oppure una madre possessiva e fallica?
Se riprendiamo il mito d’Edipo sappiamo che Laio non voleva avere figli perché aveva ricevuto una maledizione da Pelope padre di Crisippo, giovane che Laio aveva sedotto.
Per la vergogna Crisippo s’era ucciso e Pelope aveva maledetto Laio “ se avrai un figlio questo t’uccidera”. Laio rappresenta il dubbio che tanti uomini provano nel profondo della propria mente, saro’ sostituito da mio figlio nel cuore della mia donna ?
Giocasta, desidera diventare madre e lo fa con l’inganno, ubriaca e seduce Laio. Quindi Edipo è stato concepito con l’inganno contro la volonta’ del padre, sicuramente non con amore.(3).
Quando Edipo nasce, Laio conferma la volonta’ di non volerlo e con l’approvazione di Giocasta lo condanna a morte, con i piedi legati Edipo viene consegnato ad un pastore per essere lasciato nella foresta e divorato dalle fiere. Quindi Edipo vive il rifiuto, l’abbandono, la minaccia di morte. Il pastore pero’ non abbandona il piccolo, ha pieta’ per questa piccola creatura e lo consegna ad un suo amico pastore che lavora per conto di un’altra coppia regale che non puo’ avere figli.
Questo pastore svolge quindi per Edipo una funzione paterna, protegge aiuta, da’ sicurezza a questa nuova vita.
Edipo viene accolto, cresce forte ed intelligente, ma dentro porta il dolore e la rabbia e l’odio per questo concepimento strumentale, per questa terribile condanna a morte, per queste due ferite una nella fase intrauterina e l’altra nella fase orale.
Lui non è consapevole di tutto questo, per questo va dall’oracolo per sapere la verita’.
Quando l’oracolo gli dice che lui uccidera’ il padre e giacera’ con la madre, Edipo fugge cercando di scappare dal suo destino che invece incontrera’ lungo la strada. Incontra un uomo con la sua scorta, litigano ed Edipo uccide quest’uomo che è Laio. Uccide anche tutti gli uomini della scorta escluso un uomo che è il pastore che l’ha salvato.
E’ solo un caso oppure questa storia ci dice che Edipo prova odio per la parte rifiutante del padre?
E’ possibile scrivere una nuova storia per Edipo?
Perché Edipo non chiede aiuto agli dei?
Il primo passaggio è quello di sviluppare un dialogo profondo con le proprie parti positive, con il proprio Se’.
Il padre traditore
Viene da me dicendo “il mio problema sono gli uomini”. Lei è una bella e giovane donna di trenta anni, intelligente, colta. “Sono immersa in una ambiguita’ emotiva” dice Valentina “sono determinata, brava a lavorare e con una mia autonomia economica e di vita, ma gli uomini che incontro sono o traditori o impegnati con un’altra donna”.
Rivisitando la storia familiare di Valentina scopriamo il dolore, la delusione, la rabbia verso il padre che “adorava”. All’eta’ di dodici anni Valentina viene a scoprire che il padre ha una relazione con un’altra donna e da quel momento diventa la confidente della madre e inconsapevolmente sposta il suo conflitto dal padre agli uomini.
Prendere consapevolezza della complessita’ dei sentimenti legati alla figura paterna e dell’attrazione verso un uomo senza futuro che rappresentava l’opposizione al padre è stato un primo passo nel suo percorso analitico. In una seconda fase Valentina ha capito quanto odio e volonta’ di vendetta erano presenti dentro di lei ed è stato necessario ricontattare le parti positive dell’incontro con il padre per potere intraprendere un percorso interiore di perdono e sciogliere il rancore presente sanando le ferite del passato. Perdonare è un processo interiore che parte da una decisione mentale, ma passa attraverso la capacita’ empatica di entrare in contatto con le parti positive dell’altro, con le sue ragioni o con la sua storia.
Valentina nel tempo è riuscita a sciogliere l’alleanza perversa con la madre contro il padre e uscire dal loro eterno conflitto per aprirsi all’amore verso un uomo da cui è teneramente amata.
A volte per intraprendere la spirale eterna del perdono è necessario fare gli stessi errori del padre e quindi immedesimarsi nelle sue ragioni.
Questo è quello che è successo a Beatrice una giovane di venti anni che si trova in conflitto con il mondo e la vita. Beatrice non conosce regole, non conosce limiti e prova un profondo disprezzo per il padre colpevole d’aver tradito la madre.
Nella ricerca di se stessa Beatrice inizia una relazione con un uomo sposato molti anni piu’ grande di lei. Attraverso questa storia travolgente Beatrice puo’ capire la forza delle passioni, puo’ capire meglio la complessita’ della vita e immedesimarsi nelle ragioni del padre. Quando lei aveva dieci anni quest’uomo era stato travolto da una passione per una giovane amante e l’avvenimento aveva scosso profondamente tutta la famiglia.
La funzione paterna
Il conflitto tra il padre e figlio è anche il conflitto tra il figlio e la norma di legge. Il padre rappresenta una legge della vita che lo obbliga a crescere. (4)
Il padre quindi è il rappresentante di quei “no” che aiutano il figlio a diventare maturo. Per questo motivo il figlio che non vuole crescere e vuole rimanere in simbiosi con la madre desidera la morte del padre.
Per diventare adulti quindi il figlio non deve uccidere il padre ma riconciliarsi con lui.
Passare dal conflitto alla comprensione, dal conflitto al perdono.
Questo significa affrontare la paura dello scontro, la paura della “castrazione”.
Il figlio deve quindi vincere questa paura e affrontare anche la parte possessiva della madre. Se la paura vince sull’affetto e sulla spinta del Se’ allora sara’ difficile per il figlio uscire dalla simbiosi materna e dal mondo delle pretese.
Il padre ha quindi diverse funzioni. Deve separare il figlio dal mondo della madre, creando cosi’ quello spazio dove è possibile sviluppare i propri desideri e la propria progettualita’.
Introdurre il figlio nella societa’ aiutandolo a formarsi come persona libera e indipendente.
Proporre valori morali e spirituali indispensabili per dare un senso alla vita.
Donare la libertà al figlio d’essere quello che potenzialmente è.
Il figlio invece d’uccidere il padre deve riconoscerlo ed allearsi con lui per affrontare la parte negativa della madre.
L’ombra del padre
Per fare questo il figlio deve confrontarsi anche con la parte negativa del padre, con la sua parte in ombra. Per affrontare questa parte dovra’ sfuggire al rischio d’essere divorato cosi’ come fa Zeus che con l’aiuto dalla madre sfugge alla sorte d’essere divorato dal padre Crono e cosi’ inizia una nuova era, un nuovo tempo, il tempo del figlio. Come il mito racconta Crono divorava i suoi figli e la madre terra soffriva perché non vedeva il frutto della sua creativita’. Ma un giorno Rea chiese a ai genitori Urano e Gea un consiglio e decise d’ingannare Crono e al posto del figlio mise una pietra e nacque Zeus.(5) Se immaginiamo Rea come rappresentante della Vita possiamo dire che a volte in maniera inaspettata riceviamo degli aiuti per nascere perché c’e’ una spinta vitale all’evoluzione, perché nell’Universo c’è amore.
Nel confronto con la parte in ombra del padre il figlio a volte è costretto a scontrarsi in un duello mortale, cosi’ come fa Luke Skywalker nella Saga di Starwars di G. Lucas, con il padre Darth Vather ( Dark Father), il padre oscuro.
Questo scontro rappresenta la lotta tra la lealta’ e coraggio contro l’avidita’ e valori negativi portati dal padre, che ha scelto di servire il Cancelliere che vuole abolire la Repubblica e fondare l’Impero. Alla fine il figlio uccidera’ il padre che pero’ riconosce i suoi errori e in qualche modo cosi’ si riconcilia con se stesso. Il figlio a volte non accoglie i valori e lo stile di vita del padre e quindi deve sapere staccarsi da lui e dalle sue scelte. Oppure deve imparare a liberarsi dall’ingombrante peso del passato cosi’ come fanno i figli dei nazisti che dialogano con i figli degli ebrei deportati nei campi di concentramento nell’Associazione One by One , che riunisce i sopravissuti della prima generazione dell’Olocausto con i familiari di prima generazione dei nazisti. (6)
L’alleanza padre –figlio
Un esempio di alleanza figlio – padre che ci proviene dal mito è quella tra Telemaco e Ulisse. Anche Telemaco è stato abbandonato da suo padre per venti anni.
E’ vero che Ulisse ha lasciato Itaca suo malgrado, ma gli altri re sono tornati perché Ulisse non torna? Telemaco si è posto mille domande ma non ha perso la speranza d’incontrare il padre, vuole conoscerlo, vuole liberare la sua casa dai 108 Proci che stanno divorando i beni della famiglia. Dentro Telemaco c’e’ un progetto di staccarsi dalla madre, d’incontrare il padre ed insieme sconfiggere la madre divorante, rappresentata da Penelope e i Proci. (7)
Telemaco in un primo momento nasconde questo progetto a Penelope, racconta questo suo proponimento a Eurìclea che è stata la nutrice, la madre buona e si fa promettere che non dira’ niente a nessuno. C ’e’ una volonta’ omicida contro il figlio e contro il padre. Telemaco si mette alla ricerca del padre, ma non lo trova. Sara’ Ulisse a trovarlo ed insieme sconfiggeranno i Proci.
Questo progetto d’alleanza tra padre e figlio è una volonta’ cosmica.
Narra Omero (8):
(libro primo)
80 ………..E gli rispose la dea Atena occhio azzurro
“o nostro padre Cronide, sovrano tra i potenti,
se questo è caro ai numi beati,
che alla casa torni l’accorto Odisseo,
allora, Ermete messaggero argheifonte
mandiamo all’isola Ogigia, che subito
alla dea trecce belle dica decreto immutabile,
il ritorno del forte Odisseo, perché possa tornare.
Io intanto andro’ in Itaca , il figlio
a spronare a infondergli forza in cuore,………………
Secondo la Cosmoart il mito d’Ulisse puo’ essere letto sia in chiave esistenziale che in chiave intrauterina. In chiave esistenziale come viaggio di ogni uomo per incontrare se stesso, incontrare il padre dentro di se’, per ritrovare la bellezza persa e per sapere creare una bellezza nuova, la bellezza di un maschile che incontra profondamente un femminile, di un uomo ed una donna che sanno creare armonia e sanno incontrare e far crescere un figlio.
In chiave intrauterina puo’ essere letto come la trasfigurazione in termini simbolici del percorso di uno zigote, che diventa embrione e poi feto e poi nasce(9).
La prova dell’arco e l’uccisione dei Proci quindi come nascita, la freccia che attraversa sette anelli, e la morte dei Proci come la necessita di lasciare la placenta e venire alla luce. L’alleanza Telemaco – Ulisse quindi l’alleanza del figlio con una dimensione paterna che aiuta il figlio a nascere.
Il figlio ed il maestro
Edipo giunge a Colono accompagnato dalle figlie e si riposa nel bosco sacro delle Eumenidi. Da giovane non ha chiesto aiuto agli dei, non ha cercato un maestro, un padre positivo. Adesso vecchio e stanco chiede aiuto a Teseo e lui lo salvera’ dal passato che torna, da un Io-Persecutorio che non vuole mollarlo. La scelta è vincente ed Edipo avendo risanato il rapporto col padre puo’ addentrarsi nel bosco, il tuono di Zeus si fece sentire per chiamarlo (10).
C’e’ una volonta’ cosmica che possiamo abbracciare se abbiamo risanato il nostro rapporto col padre.
Anche nella favola di Kiriku’ e la strega Karabas è narrata questa necessita’ d’entrare in contatto con una volonta’ cosmica, con il vecchio “nonno”.
In un villaggio in Africa c’è una strega cattiva, la madre divorante, che imprigiona tutti gli uomini e li trasforma in feticci che ubbidiscono ciecamente ai suoi ordini come degli automi. Il villaggio vive nel terrore la strega ha rubato tutto l’oro ed i gioielli alle donne e la natura è diventata senza colore, grigia. Lontano dal villaggio vive un vecchio saggio, vestito di bianco che ha una grande saggezza e conoscenza e poteri speciali.
La strega impedisce a chiunque di raggiungere la montagna sacra e cosi’ domina in maniera indisturbata su tutti. Il villaggio ha perso la sorgente dell’acqua, ha perso la verità di cio’ che è accaduto. Solo il vecchio saggio possiede questa verità.
In quel villaggio nasce un bambino piccolo piccolo, che si partorisce da solo, che parla, cammina, si lava e pone domande intelligenti ad una madre che ancora non si è arresa come le altre donne del villaggio. Kiriku’ vuole sapere perché Karabas è una strega cattiva e non s’accontenta delle risposte che riceve.
La storia racconta come un bambino diventa adulto, attraverso il coraggio, la lotta, l’astuzia, la creativita’ riesce a trasformare se stesso in un bell’uomo, la strega Karabas in una splendida donna e portare armonia e bellezza nel villaggio.(11)
Kiriku’ è un eroe, perchè non s’arrende e combatte un potere malefico molto potente, ma anche un artista perché trasforma la bruttezza in bellezza per se e per gli altri.
Kiriku’ rappresenta quindi la dimensione artistica che è presente dentro di noi e che dobbiamo contattare per superare gli ostacoli che si presentano nella vita.
Kiriku’ decide d’affrontare karabas , s’allea col padre biologico, prendendo il pugnale del padre e si fa aiutare dalla madre che lo nasconde agli occhi di Karabas. Se quindi la madre di Kiriku’ rappresenta la parte positiva della madre, le donne del villaggio e Karabas rappresentano la parte negativa, quella seduttiva e divorante. La madre seduttiva e quella divorante albergano nel cuore di molte madri ed è quella parte che s’impossessa della vita dei figli e li priva di ogni liberta’. (12) Nel mito d’Ulisse la madre seduttiva è Circe o le sirene, la madre divorante è Polifemo.
Kiriku’ ha bisogno di avere aiuti non solo dal padre e dalla madre, ma anche dal mondo naturale. Gli scoiattoli gli offrono doni, un uccello lo porta in alto nel cielo e cavalcando un cinghiale giunge davanti al termitaio, dove dimora il vecchio saggio.
Per giungere davanti alla soglia Kiriku’ ha dovuto sfidare l’ignoto, ha dovuto penetrare nelle profondita’ della montagna, nei suoi vissuti intrauterini piu’ profondi, ha sfidato la morte piu’ volte. Adesso è solo, ricorda le parole della madre e una porta magica s’apre e finalmente Kiriku’ incontra il vecchio saggio che lo accoglie amorevolmente rispondendo alle sue domande. Il nonno racconta a Kiriku’ la verita’ , Karabas è diventata cattiva perché ha una spina nella schiena, una spina che uomini le hanno violentemente conficcato, una spina che le da molto dolore, ma anche molto potere.
La spina è il trauma, è il progetto vendicativo che Karabas ha contro gli uomini, le donne e la vita. Possiamo leggere tutti i personaggi della storia come parti nostre ed allora possiamo affermare che anche noi abbiamo una spina nella schiena e che dobbiamo imparare a scoprire e poi togliere.
Con astuzia e intelligenza Kiriku’ allontana Karabas dalla sua capanna e mentre scava per prendere i suoi gioielli le salta sulla schiena e le toglie la spina.
In quell’istante avviene una trasformazione incredibile, la cattiveria è estirpata, l’odio rimosso è portato alla coscienza e poi tolto. Karabas diventa una bellissima donna e Kiriku’ chiede un bacio d’amore e diventa grande bello e forte.
Kiriku’ ha trasformato se stesso e Karabas, adesso vuole trasformare e mettere bellezza nel villaggio. Torna al villaggio con la bellissima Karabas e chiede alla madre d’essere riconosciuto e la madre lo accoglie, lo riconosce forte bello e con una donna al fianco. Ma il villaggio non accetta Karabas, ancora una volta abbiamo la madre positiva che accoglie e la madre negativa castrante e vendicativa. E quando tutto sembra perso ecco giungere un aiuto inaspettato, abbiamo l’alleanza col padre, questa volta il grande vecchio, il saggio scende dalla montagna e arriva al villaggio scortato dagli uomini liberi che prima erano feticci e fanno rullare i tamburi e danzano e cantano con gioia. Il villaggio è in festa, le donne hanno i loro uomini, il maschile risanato si unifica con il femminile anch’esso risanato e nasce una bellezza nuova.
L’incontro con il proprio Se’ passa quindi dall’incontro profondo con il padre e questo puo’ essere fatto se si percorre la spirale infinita del perdono e attraverso un’alleanza affrontare la madre divorante.
Per concludere vorrei comunicarvi a che punto sto nel mio percorso per incontrare mio padre:
Quando sono nato, mio padre desiderava un maschio. Prima di me sono nate due femmine. Mio padre mi ha insegnato tante cose. Una cosa che non mi piaceva era come trattava mia madre e non sopportavo certe sue sfuriate e la sua incapacita’ di gestire le emozioni; avrebbe dovuto essere piu’ forte e piu’ protettivo nei nostri confronti. Certe volte quando si faceva prendere dall’ira diceva cose senza senso ed arrivò piu’ volte a minacciarci di morte, “ ti tiro il collo come si fa con le galline” urlava. Mi ha picchiato solo una volta con la cintura , avevo dieci anni circa e mi ero allontanato da casa senza il permesso attraversando tutta la citta’. L’ho odiato in maniera inconsapevole per tanti anni. Un modo per punirlo è stato quello di non avere figli sino a quando non è andato via. Lentamente ho cominciato a capirlo e a perdonarlo. Complessivamente è stato un buon padre
Padre
Sei volato via una sera d’agosto,
sei volato da una finestra
come Peter Pan alla ricerca dell’isola che non c’è.
Sei volato ma le tue ali
incollate con psicofarmaci
si sono staccate e tu sei precipitato.
Di chi è la colpa?
Per anni non mi sono perdonato perché
non ti sono stato vicino.
Per anni non ti ho perdonato perché
sei andato via in malo modo.
Per anni ho odiato quei bastardi medici
che ti hanno spappolato il fegato e bruciato
il cervello.
Oggi voglio perdonarti e riconoscere a te
il diritto di porre fine alle infinite torture.
Oggi voglio perdonarmi perché forse potevo
fare di piu’ ed essere piu’ generoso.
Oggi ti vengo a cercare per giocare insieme
nell’isola che non c’è.
Con amore, tuo figlio.
Bibliografia :
Mimmo Carbone , Psicologo, Psicoterapeuta Sophianalista esperto in antropologia cosmoartistica

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